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1 settembre 2007 - Mimmo Canonico Reloaded
Mimmo Canonico, anch'egli un Sibarita
Mimmo Canonico, anch'egli un Sibarita!
Già la scelta del punto d'osservazione e dello scorcio paesistico da proporre come testimonianza storica, storica, però, da affIato poetico, sono segnali dell'accostamento ad un artista geniale. I campanili che puntano al cielo, simboli di amori radicati, di aspirazione all'eterno da parte dell'umanità minima e prevalente, scelti come messaggeri di un posto dove i secoli sempre lasciarono impronte indelebili, la dicono lunga sulla stregoneria di Mimmo Canonico che riesce a dare anima ai vecchi muri e con essi far proseguire il discorso da lui virtuosamente avviato. Il campanile della Chiesa dedicata a San Pietro é posto dietro un gruppo di case infime con scala pretenziosa in bella vista, fra due pertugi che neppure bilanciano il prospetto, e quello della Chiesa di San Nicola, più ardito, che sormonta pure un gruppo di case ammassate, ma prone a sostegno, ambedue col segno del Cristo Redentore su in cima, sono scelte da navigato osservatore che dal particolare riesce ad aprirti la strada per la comprensione dell'universale. Sono i campanili delle due Parrocchie che affondano le radici nella storia di Thurium, Della patria dei due Pontefici, San Telesforo e San Dionisio, del primo Vescovo di Milano San Calimero, di cui, da sempre, il 3ito mena vanto. Due stili, due epoche e con essi la storia di un borgo che ricorda fasti e mi5erie, trionfi e desolazioni come tutti i paesi del Sud, ma con escursioni pronunziate se alla gloria di dimore regali fanno riscontro barbare incursioni e pestilenze da sterminio. La torre quadrata, punta avanzata di un sistema di fortificazioni concepito e messo in atto dai Normanni, maestri nell'arte della guerra, a protezione dei Valli del Crati e dell'Esaro, é ritratta certamente con la commozione di chi ha consapevolezza di trovarsi al cospetto d'un'opera ammirevole, tirata su da esseri umani, sfidanti, forse vincenti, dello spietato incalzare dei secoli.Il ferrigno maniero senti che ancora rintrona degli assordanti giuramenti dei rivoltosi contro Principi stranieri, Angioini e Aragonesi, e il grido ambizioso d'un casato, il Sanseverino, che quasi ascende al soglio regale.
Ma anche del lamento di Polissena Centellea per il suo Enrico d 'Aragona,

ch'é morto a Terranova, come sai, alli meglio anni de la iuventute, iovine e bello con animo assai,ancora si avverte la eco.

Credo che Mìmmo sia stato percorso da un fremito di intima commozione ritraendo quel colosso e, accentuandone con tratti marcati i segni del tempo, sembra gli abbia dato miracolosamente un'anima sensibile. Hanno strana somiglianza a lacrime di sangue quei segni impietosi: é il prodigio che solo chi ha rubato a Dio Onnipotente la celeste scintilla della vera arte riesce ad animare la materia! Le linee prospettiche del Teatro Spinelliano, propo5te dall'artista Canonico, nella loro essenzialità, hanno una efficacia evocativa ben più forte di un impegno restaurativo. Le colonne, maestosamente ritratte, propilei d'un tempio dedicato a Talla e a Melpomene, le Muse della commedia e della tragedia, sembra vogliano riprendere il loro dialogo condotto tra i secoli XVI ~ XVII, promettendo di continuare la rappresentazione dopo un intervallo durato due secoli.E se per il ricordo della nostra antica spiritualità ben figurano le torri campanarie delle nostre protochiese, se il mastio normanno assevera una storia di efficace potenza militare in un'epoca di invasioni barbariche e assalti pirateschi, di riscosse nazionali e lotte fratricide, la meravigliosa facciata del teatro, meta di duchi e baroni, principi e regnanti, certifica un passato nobilitante di cultura che, con radici affondate in un humus fertilissimo, ha spesso esplosioni mirabili con l'avvento di personaggi da Olimpo del Sapere.Niente di straordinariamente anormale se i luoghi e 1 monumenti riproposti affascinarono l'artista Canonico: Carlo III, il capo3tipite della dinastia dei Borboni, troppo in fretta giubilata in Italia, ne rimase ammaliato e da qui trasse ispirazione e materia per .la fondazione della biblioteca ancora allogata nel palazzo reale di Napoli.
Dalla suggestiva Porta Orientale, anch'essa presente in cartella, confluirono nel cenacolo degli illuminati Principi Spinelli personaggi che lamciarono impronte indelebili nella storia del nostro Meridione in ogni campo dell'attività umana. E non si può fare a meno di riconoscere l'oculatezza, il fiuto virtuoso del propositore, ricordando l'obbligato percorso di Elia Astorino, di Ottavio Beltranò e del sommo decoratore Saverio Riccio, che da li accedevano al sacrario dell'arte e della cultura. E' al sommo dell'arco merlato della porta che si,scoprono i resti di un dipinto murale, l'antesignano dei murales che non potevano non riapparire sulle facciate più in vista del borgo, ad annunziare che qui ci sono tesori di pittura e di scultura, di letteratura e di falcIare, che qui, con frequenza normale, appaiono astri come Domenico Rende la cui opera influenza ancora le dottrine giuridiche che sorreggono l'attuale a nostro ordinamento, stelle brillanti come Raoul Maria de' Angeli che, all'impareggiabile arte del narrare, associò la maestria nell'uso 4ei colori e del pennello per ricordare che la supremazia di Sibari ancora continua. A Mimmo Canonico, anch'egli preso dal "contagio s1barita" , un benvenuto nella schiera degli innamorati di un fasto che sempre si rinnova. Ma chi sa che, più di ogni altro, egli non abbia nel suo DNA traccia di quell'antico popolo di superuomini: il luogo dove egli é nato non é il più accosto all'antica Sibari magnogreca ?

Eduardo Apa
in occasione della serata "Viaggio nell'arte di Mimmo Canonico" 30/06//07




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